Lo stagno di Molentargius e le ex Saline di Stato
stagno di molentargius

COSA VEDERE A CAGLIARI: LO STAGNO DI MOLENTARGIUS E LE EX SALINE DI STATO

Lo stagno di Molentargius è racchiuso fra Cagliari e la città di Quartu Sant’Elena, che praticamente si uniscono.

La larga striscia di terreno alla destra dello stagno si chiama “Is Arenas”, che in sardo significa “le sabbie”. Si tratta, infatti, di una zona costituita da sabbie marine, una spiaggia fossile che un tempo ha costituito la linea di costa.

Le vasche salanti delle ex Saline di Stato. Sono divise in numerose vasche da argini artificiali. In ogni vasca l’acqua ha un colore diverso, spesso tendente al rosso. Il colore è dovuto a microrganismi, come ad esempio la Dunaniella Salina, un’alga unicellulare tipica delle acque ipersalate, che produce beta carotene, un composto organico dal colore caratteristico. La prima testimonianza scritta riguardante le Saline di Cagliari risale al 150 avanti Cristo periodo dal quale hanno poi ricoperto un ruolo molto importante nel corso della storia della città, in particolare nel periodo romano e in quello giudicale. Nei secoli successivi i Pisani, gli Aragonesi, gli Spagnoli (che introdussero il monopolio regio sul sale) e i Piemontesi continuarono lo sfruttamento del sale di Cagliari, che costituiva uno dei principali introiti ricavabili dalla Sardegna per i pubblici erari. Gli impianti industriali delle Saline che vedete oggi, risalgono agli anni Venti del ventesimo secolo, e hanno funzionato fino al 1985. Tutto il territorio che comprende gli stagni e la fascia di Is Arenas costituisce il Parco Naturale Regionale Molentargius – Saline. Tutte le vasche sono collegate da una complessa circolazione idrica, realizzata per l’estrazione del sale. Anche se le Saline oggi non sono attive, la circolazione dell’acqua è mantenuta per tutelare l’ecosistema. L’acqua di mare è pompata in un canale immissario, che la porta fino all’estremità del Molentargius più distante dalla costa, e lì viene immessa nelle vasche. Nella grande vasca di Molentargius avveniva la prima evaporazione. Da lì l’acqua era mandata nelle vasche delle Saline dove continuava l’evaporazione concentrando sempre di più il sale, fino alla raccolta. Gli altri canali che vedete impedivano che le acque dolci arrivassero alle vasche salate e scaricavano l’acqua in eccesso verso il porto. Inoltre, servivano alla navigazione delle chiatte che portavano il sale fino alle navi.

Il nome dello stagno di Molentargius, significa “stagno del conduttore di asini”. Questo probabilmente perché molti dei lavori pesanti delle Saline venivano eseguiti con l’aiuto di questi animali, prima che venisse introdotto l’uso di macchine a vapore e motori.

Il Molentargius è un ambiente complesso. La presenza contemporanea in un’area così limitata di ambienti d’acqua dolce e acqua salata ha reso possibile la convivenza degli uccelli di entrambi gli ambienti. Il Parco di Molentargius ospita in uno spazio ristretto un grandissimo numero di specie: ne sono state censite ben 230.

Le zone vicino agli argini sono quelle più frequentate dagli uccelli, che trovano acqua meno profonda nella quale camminare e cercare cibo e un riparo per essere meno visibili o nascondersi.

Quasi certamente i primi uccelli che vedrete sono le garzette. Sono molto comuni e molto visibili. Sono dei piccoli aironi, alti circa sessanta centimetri, dal piumaggio candido, hanno il becco nero, diritto e appuntito. Sulla testa hanno un caratteristico ciuffo bianco. Le zampe sono azzurrine e gialle . Il collo è solitamente ripiegato a S. Le garzette sono predatrici:

mangiano pesci e anfibi nell’acqua bassa, colpendoli velocissime con il becco. Volano tenendo il collo piegato, e questo rende la loro sagoma in volo molto diversa da quella che hanno invece quando sono posate sul terreno.

Guardate attentamente vicino agli argini: è lì che potreste vedere qualche esemplare di cavaliere d’Italia. Si tratta di un piccolo, elegante trampoliere. È alto circa 30 centimetri. Ha il corpo bianco, le ali nere a punta, un sottile becco nero e lunghe zampe rosse.

 

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